Dal TT alla produzione.

1927, Tourist Trophy. Carlo Guzzi scrive ad Angelo Parodi comunicando “in diretta” le modifiche da apportare in base alle problematiche emerse in gara, come la rottura del telaio. Guzzi chiede di inserire due tubi di rinforzo interni per la 250; si lamenta di un piccolo foro cilindrico al centro della svasatura delle valvole non previsto dai disegni: “questo viene fatto per incuria: favorisca avvisare di ciò il direttore di stabilimento, perché provoca autoaccensione”. Infine il necessario rinforzo ai perni di oscillazione della forcella. Un esempio lampante di quanto siano importanti le corse non solo per il prestigio ma soprattutto per lo sviluppo di prodotto.

Sport 14

La disperazione degli storici e dei collezionisti: una moto che ha avuto uno sviluppo passo dopo passo, durato quasi due anni: prima l’alettatura maggiorata a testa e cilindro, poi freno a tamburo anteriore, parafanghi allargati, nuova sella e nuovo silenziatore, poi ancora pedane in alluminio, magnete- dinamo Bosch per poi cambiarlo con il Miller, per non parlare del passaggio dalla nichelatura alla cromatura… 30 miglioramenti, un rebus per l’ultima ‘sottocanna’ di Mandello costruita in 4285 esemplari tra il 1929 e il 1930.

Caponord.

Un classico, una meta ancora attuale nel cuore dei motociclisti. Ma chi l’ha resa tale? Ancora lui, Giuseppe Guzzi, che – complice la sua insofferenza al caldo – e nel mezzo di una polemica sull’aver intitolato la GT con il nome del dirigibile che aveva sorvolato il polo Nord, senza quasi dir nulla a nessuno inforca la GT e punta verso il circolo polare artico. Immaginatevi le condizioni delle strade dell’epoca, non certo dirette come autostrade né dotate dei comfort e della scorrevolezza attuali. Una vera impresa, che richiamò migliaia di curiosi lungo il tragitto di ritorno. Oltre 6000 km in 28 giorni. Un nuovo mito.

Naco e la Norge.

La storia della Moto Guzzi è costellata di uomini speciali, anche se a volte lontani dalle luci della ribalta. Giuseppe Guzzi, fratello di Carlo, entra in fabbrica quando nel 1927 nasce il primo ufficio tecnico la cui supervisione è affidata a lui, da consulente esterno. Il suo ruolo sarà importantissimo: tanto Carlo era geniale nelle idee quanto Giuseppe era importante nell’industrializzarle, oltre che nello sviluppo della fabbrica. Il suo carattere lo portava a fare lunghi viaggi in solitaria con la sua Sport 500: Parigi, Pirenei, Vienna, Budapest, Carpazi, Slesia… Sui Carpazi rompe il telaio e lo aggiusta con camere d’aria, accorgendosi che la moto così sistemata non andava affatto male. “Te set che la va mej insci?” (“ma lo sai che va meglio così?”) riferisce al fratello Carlo. Da questa esperienza nasce la GT 500, la prima Gran Turismo Moto Guzzi, la prima dotata di sospensione posteriore. Ancora, innovazione.

60 CV/litro.

La rivista Motociclismo, analizzando la nuova Moto Guzzi 250, non riesce a trattenersi. “La potenza del motore Guzzi è tale da far impallidire al confronto le performances di tutte le più grandi case costruttrici di automobili da Grand Prix al di fuori della Bugatti e potrà concedere alla motocicletta sulla quale è montato delle velocità rilevantissime tali da consentirle – noi reputiamo – una sicura vittoria anche nella fossa dei leoni, se – come pare ormai certo – essa si deciderà a recarsi all’Isola di Man a disputare quel Tourist Trophy che è un poco il Vello d’oro dei nostri desideri di affermazione europea in campo motociclistico”.
E difatti.
Pietro Ghersi nel Lightweight (la gara delle 250 al TT) è strabiliante. Resta a lungo in testa, davanti a tutti i piloti di casa che conoscono a memoria quel terribile tracciato, poi deve cambiare la candela e infine un rifornimento lo fa scalare in seconda posizione che mantiene al traguardo, per perderla solo a causa della candela cambiata, non regolamentare.

250.

1926. Carlo Guzzi pensa a realizzare anche una 250, cominciando dapprima con le competizioni. Progetta una motocicletta riportando ‘in piccolo’ buona parte delle idee vincenti della 500, con 60 cavalli/litro, che attraverso il suo continuo sviluppo porterà a 3 campionati mondiali, 16 campionati nazionali, 16 vittorie al Gran Premio delle Nazioni, 9 al Circuito del Lario, 7 al Tourist Trophy eccetera eccetera e resterà per quasi 30 anni un riferimento assoluto tra le moto da corsa, una delle più vittoriose di sempre, una cosa oggi paragonabile a… a…. a nulla. Nessun modello odierno ha avuto un successo così longevo.

Quale è il segreto del successo?

Moto Guzzi è stata un’azienda in continua crescita e di grande successo mondiale. Perché? Certamente grazie a inventiva, intuito, capacità tecniche e organizzative, ai capitali… Ma, ad un livello forse meno evidente ma di basilare importanza, c’è stata una capacità di gestione e di ‘fare impresa’ importante, con oculatezza e parsimonia, elementi che caratterizzano sia Carlo Guzzi che Giorgio Parodi. In più Carlo Guzzi sapeva anche attribuire le mansioni al meglio: con grande intuito e buonsenso non esitava né a incoraggiare i dipendenti né a spostarli in mansioni verso le quali erano più adatti, realizzando la doppia efficienza della persona giusta al posto giusto rendendola al contempo felice di fare quello che gli piace.

42 vittorie e 50 record.

1925: la C4V è ancora la moto da battere. Nonostante la grave perdita di Guido Mentasti la Moto Guzzi continua a vincere, con Primo Moretti, Guido Corti, Amedeo Ruggeri e con Pietro Ghersi che senza la caduta all’ultimo giro avrebbe completato una superiorità schiacciante al Circuito del Lario. Dove non vincono fanno comunque paura, come a Monza, dove Visioli, Casali e Moretti si alternano in testa fermati solo da cadute altrui o da inconvenienti tecnici, come la perdita del tappo del serbatoio. E sullo stesso circuito saranno 50 i record di velocità stracciati. Una Moto Guzzi che non è più una semplice promessa.

Esagera.

È il nome del motore che costruisce per poter sperimentare ogni soluzione possibile. Forse l’esempio più lampante dell’attitudine di Carlo Guzzi: provare nuove soluzioni, trovare nuove strade, sperimentare e testare in ogni condizione, sia climatica che ambientale: le sue moto dovevano funzionare bene sia al livello del mare che in montagna. Una attitudine vincente.